Tutte le Contraddizioni che Nascono in Eurolandia

In un articolo apparso in questa rubrica il 7 giugno 2010, avevamo sostenuto che i paesi maggiori si possono dividere in tre gruppi dal punto di vista della solvibilità delle obbligazioni del debito pubblico. Nel primo si collocano gli Stati Uniti che, a difesa della loro solvibilità, dispongono sia della capacità della banca centrale (Fed) di acquistare l' eventuale invenduto dei titoli del debito pubblico, sia lo status del dollaro che amplia enormemente la platea dei finanziatori esteri comprese le banche centrali degli altri paesi che in dollari detengono la gran parte delle loro riserve. Le preoccupazioni circa il merito di credito degli sa ventilate da un' agenzia di rating cinese sono scarsamente fondate. Nel secondo gruppo si trovano i paesi in cui la banca centrale rappresenta il banchiere del Tesoro dello Stato. Se il sistema bancario spontaneamente non sottoscrive abbastanza titoli pubblici, ivi la banca centrale può sempre intervenire acquistando il saldo.

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Il Tempo Delle Svalutazioni

Due shock hanno ridotto il tenore di vita delle economie dei paesi occidentali. Il primo è un peggioramento delle ragioni di scambio: mentre i prezzi dei manufatti tendono a scendere a causa della concorrenza con i prezzi dei prodotti cinesi, quelli delle materie prime hanno ripreso a salire nel corso del 2010. Il secondo shock riguarda il leverage: la crisi economica e l' eccesso dei debiti pregressi hanno contribuito a rallentare la domanda di credito specie delle famiglie per finanziare il consumo. Per attenuare gli effetti di questo secondo shock i governi dei principali paesi si sono sostituiti al settore privato e hanno aumentato la loro propensione ad indebitarsi, quasi che avessero una capacità senza limiti di sostenere impegni finanziari così gravosi. In realtà i limiti ci sono specie quando la popolazione non cresce ed il gettito fiscale tende a contrarsi. Queste tensioni si stanno scaricando sul mercato dei cambi.

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Europa, la Favola Amara dei Paesi meno Virtuosi

Si immagini una grandissima azienda che per decenni ha speso alla grande in salari, stipendi, spese di rappresentanza, viaggi, costi di esercizio di ogni tipo, interessi debitori e anche per investimenti ben più di quanto ha incassato dalla vendita dei suoi prodotti. E si immagini anche che tale azienda, disponendo di eccellenti relazioni con il sistema bancario e in particolare con una grandissima banca sia riuscita a saldare sistematicamente la differenza fra la dinamica di formazione e di manifestazione dei costi e dei ricavi indebitandosi in misura crescente rispetto al suo fatturato fino a giungere ad un rapporto 3:1. Quell' azienda deve quindi la sua solvibilità, e cioè la sua capacità di pagare tutte le sue spese e i suoi debiti alle dovute scadenze, alla disponibilità delle banche di continuare a finanziarla. E poiché questa disponibilità non è messa in discussione, i fornitori e i creditori dormono sonni tranquilli. Ma si immagini ora che tutti i vertici delle banche finanziatrici e in particolare quello della banca più importante (Hausbank) vengano sostituiti con altri banchieri meno accondiscendenti.

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L'ottimismo della Stampa e il Veleno per le Borse

È strano che il grosso pubblico non abbia ancora capito che, quando un certo fatto economico è così accentuato da costituire oggetto di copertina su un settimanale a grande diffusione, quel fatto sta per terminare e sta per succedere il suo contrario. Il 2 aprile 2010 il titolo di copertina del settimanale Times recitava: "Stiamo tranquilli, tutto andrà bene" e nell' interno: "nonostante tutti i problemi il futuro dell' America è straordinariamente luminoso". E l' Economist del 3 aprile 2010 portava in copertina: "Finalmente la speranza" e il Newsweek del 19 aprile 2010: "L' America è rinata". Il Wall Street Journal dichiarava il 7 aprile 2010: "Il Dow Jones a 11000 è solo l' inizio". La verità è che questo ottimismo è forse buono per gli imprenditori, ma è veleno per i mercati azionari il cui andamento è controintuitivo. Mentre di fatto una copertina su un grande settimanale sembra promettere ai lettori che il movimento ascendente continuerà nella stessa direzione, essa contribuisce a creare un' esasperazione rialzista che è spesso alla base di un cambiamento di tendenza.

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Perché i Mercati Dovrebbero Puntare a una Riduzione dell'Euro

Il ragionamento che fanno gli operatori sui mercati dei cambi sembra razionale. Il rapporto euro/dollaro valeva oltre 1,50 all' inizio del dicembre 2009, e, se è sceso, è stato solo a causa del rischio sovrano in particolare con riferimento alla Grecia. A quel punto ci si rese conto che, se il dollaro era debole a causa del parziale rifiuto da parte dei Paesi creditori e in particolare della Cina di continuare a concedere crediti agli Usa - acquistando dollari da immettere nelle attività finanziare della banca centrale cinese anche l' euro aveva i suoi problemi. E non erano problemi piccoli. L' eventualità che uno dei Paesi di Eurolandia fosse insolvente e quindi costretto ad abbandonare l' euro era un evento così traumatico da non essere nemmeno preso in considerazione nel trattato istitutivo della Bce e della moneta unica. Lo era per la Grecia per la quale si prospettavano fughe di capitali, inflazione e svalutazione, rialzo dei tassi, con conseguente caos economico e politico.

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Crisi, l'Exit Strategy è Diventata un vero Puzzle

La più grande tragedia dei nostri tempi non è la globalizzazione. Essa anzi è benvenuta perché ha consentito a 2,5 miliardi di persone di far parte del mercato del lavoro globale, di passare da una produttività zero ad una quasi elevata come quella dei paesi avanzati e quindi di nutrirsi meglio, di abitare meglio, di vestirsi meglio, di godere di un più alto livello di istruzione, di vivere più a lungo, etc~ Questo aumento della produttività globale ha raddoppiato il tasso di crescita dell' economia mondiale dal 2,5% in media dal 1950 al 1990, al 5% di tasso di crescita tendenziale degli ultimi 20 anni, malgrado la grande crisi economica dell' ultimo periodo. Una vera tragedia, invece, è stata che questo aumento della produttività globale non si è distribuito in modo equilibrato nei paesi industrializzati ma ha polarizzato i redditi di lavoro fra coloro che, essendo in concorrenza con i lavoratori dei paesi emergenti, hanno visto il loro salario ridursi nettamente in potere d' acquisto negli ultimi 15 anni (e sono circa il 98%) e coloro che, 2%, non subendo questa competizione, hanno visto i loro compensi aumentare in modo esponenziale.

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Il Rischio di una Nuova Crisi Negli anni fra il 2014 e il 2015

Dopo la seconda guerra mondiale e fino al 1970 il sistema economico godeva di 4 grandi stabilizzatori. 1) Lo stato sociale moderno assicurava circa il 35% dei redditi delle famiglie attraverso i trasferimenti sociali. 2) Con l' aumento del potere d' acquisto dei lavoratori crescevano il consumo e il risparmio che alimenta gli investimenti: un circolo virtuoso. 3) La politica fiscale e monetaria mirava a stabilizzare le oscillazioni del ciclo nell' ottica keynesiana del deficit spending. 4) Tutto ciò avveniva nell' ambito del sistema monetario internazionale di Bretton Woods (1944) legato a un supporto reale, l' oro. Negli ultimi 3040 anni il modello capitalista è andato incontro ad una rivoluzione profonda.

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Dopo la Corsa all'oro del 2009 nel 2010 potrebbe toccare al dollaro

Il termine carry trade si riferisce ad un modo particolare di operare sulle valute indebitandosi in quella con i tassi più bassi (funding currency) e investendo in un' altra con rendimenti più alti (target currency). Se i mercati fossero efficienti la differenza fra i due tassi (quello "pagato" e quello "incassato") dovrebbe essere esattamente annullata dalla svalutazione del cambio della target currency rispetto alla funding currency. E questo avviene in realtà, quando a giustificare questa differenza di tassi di interesse vi è il fatto che essi sono bassi nella moneta forte (quella del Paese con bilancia dei pagamenti in avanzo) e alti nella moneta debole (si pensi a quanto avveniva qualche anno fa sul marco tedesco rispetto alla vecchia lira). Ma talvolta avviene che i tassi di interesse siano bassi sulla moneta di un Paese debitore a motivo della debolezza della sua congiuntura economica.

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